Adelle
Il tipo di carattere del testo che state leggendo si chiama Adelle ed è stato creato dai designer Veronika Burian e José Scaglione della fonderia tipografica TypeTogether . I motivi per cui sto usando Adelle sono due. Il primo è estetico — me ne sono innamorato appena l’ho visto sul sito di Om Malik . Il secondo è legale — Type Together mi ha “invitato” ad acquistare una licenza d’uso del relativo font a causa di una “Potential font licensing issue”.
Per contrastare la pirateria, le fonderie si appoggiano a dei servizi online che scansionano la rete e identificano usi illeciti dei font1 del loro catalogo. In caso di riscontro positivo viene inviata una notifica della violazione.
Nel mio caso avevo scaricato il font da un sito non autorizzato, senza verificare che l’indicazione “free to download” fosse associata a quella “free to use”. Errore da principiante. Il fatto che io abbia rimosso il font dal sito dopo pochi giorni — il tempo necessario per accorgemi che il font era proprietario — non è stata ritenuta una ragione sufficiente per risolvere la questione senza accettare una delle due alternative: causa legale o acquisto di una licenza. Inutile dire che sono stato ben felice di scegliere la seconda.
- mediante algoritmi in grado di riconoscere font proprietari anche se sono stati alterati nel nome, nei metadati o nella tabella dei caratteri^
GenArt 1
L’arte generativa è il risultato di una serie di operazioni definite da un artista ed eseguite — con un certo grado di casualità — da un sistema autonomo.
Nella maggior parte dei casi le operazioni sono di tipo matematico, ma si possono usare anche sistemi di tipo meccanico, biologico o chimico.
I primi esempi di questa forma artistica risalgono agli anni 60, con le opere di Georg Nees
, Vera Molnár
, Frieder Nake
, Lillian F. Schwartz
e A. Michael Noll
.
Chiunque voglia cimentarsi oggi nell’arte generativa ha bisogno solamente di un personal computer, qualche nozione di matematica e la conoscenza delle basi di un qualsiasi linguaggio di programmazione. Io preferisco usare R , ma consiglio Processing per chi vuole ottenere risultati interessanti senza troppa fatica.
Qui sotto ci sono alcuni esempi creati da una collaborazione tra me e il mio laptop.
I primi due (progetto spiralz) sono basati su una coppia di equazioni parametriche che definiscono un grafico a forma di spirale. L’algoritmo, modificando autonomamente alcuni parametri, definisce curve di aspetto diverso e dispone su di esse dei simboli geometrici in modo casuale. La presenza di due spirali in ciascuna immagine consente — grazie a valori leggermente alterati delle coordinate dei rispettivi punti — una visione pseudo-tridimensionale secondo il principio della libera visione stereoscopica incrociata (cross eyed).




I quattro successivi (progetto wirez) sono basati su un singolo algoritmo progettato per ottenere strutture simili a rocchetti di filo, la cui forma ed il grado di arrotolamento variano in base ai valori assegnati casualmente ad alcuni dei parametri.








Exxonknew


Gli scienziati che lavoravano per la compagnia petrolifera Exxon avevano previsto — già a partire dagli anni 70 — i rischi legati all’uso di combustibili fossili. E questo fatto è noto già da tempo. Quello che non si sapeva, almeno fino ad oggi, era il grado di accuratezza di queste previsioni.
Un recente studio1 ha stimato che le proiezioni a lungo termine di Exxon relative agli andamenti atmosferici di temperatura e concentrazione di anidride carbonica sono consistenti con quelli previsti dai modelli indipendenti — accademici e governativi — usati tra il 1977 ed il 2003. Ciò rappresenta una evidente contraddizione con la narrativa condotta dalla compagnia negli ultimi decenni, volta a sminuire il ruolo umano e l’impatto dei combustibili fossili nei cambiamenti climatici.
Tra le previsioni, rivelatesi poi corrette, ci sono anche: il rifiuto della vecchia ipotesi dell’arrivo di una imminente era glaciale — a favore di una super-glaciale2 — indotta dagli effetti dell’anidride carbonica in atmosfera; il periodo — anno 2000 ± 5 — in cui il riscaldamento globale indotto dall’uomo sarebbe stato rilevabile per la prima volta; la concentrazione minima di anidride carbonica in atmosfera che avrebbe portato ad un riscaldamento pericoloso.
Che conseguenze avranno queste novità sulla politica attuale di Exxon? Immagino nessuna, al più l’unico disturbo sarà quello di rilasciare qualche dichiarazione in cui le analisi dei suoi scienziati verranno descritte come un mero esercizio accademico o qualcosa del genere…
- G. Supran and S. Rahmstorf and N. Oreskes (2023). Assessing ExxonMobil’s global warming projections. Science, 10.1126/science.abk0063(https://www.science.org/doi/abs/10.1126/science.abk0063 )^
- Il termine super-glaciale viene usato per descrivere dei periodi di tempo del passato che sembrano essere stati carattterizzati da condizioni estremamente calde^
Aaron Swartz
L’informazione è potere. Ma come ogni tipo di potere, ci sono persone che vogliono tenerselo per sé. L’intero patrimonio scientifico e culturale, pubblicato nel corso dei secoli in libri e riviste, è sempre più digitalizzato e tenuto sotto chiave da un gruppo ristretto di società private. Vuoi leggere gli articoli che ospitano i più famosi risultati scientifici? Dovrai pagare enormi somme di denaro ad editori come Reed Elsevier.
C’è chi lotta per cambiare tutto questo. Il movimento Open Access ha combattuto valorosamente per fare in modo che i ricercatori non cedano i loro diritti d’autore e che pubblichino invece i risultati delle loro ricerche su Internet, a condizione che ne consentano l’accesso a tutti. Ma anche nella migliore delle ipotesi, ciò sarà valido solo per i testi pubblicati in futuro. Tutto ciò che è stato pubblicato finora andrà perduto.
Questo è un prezzo troppo alto da pagare. Costringere i ricercatori a pagare per leggere il lavoro dei colleghi? Scansionare intere biblioteche, ma consentire solo alla gente che lavora per Google di leggerne i libri? Fornire articoli scientifici alle università d’élite del Primo Mondo, ma non ai bambini del Sud del mondo? Tutto ciò è oltraggioso e inaccettabile.
«Sono d’accordo,», dicono in molti, ma cosa possiamo fare? Sono le aziende che detengono i diritti d’autore, a guadagnare somme enormi facendo pagare l’accesso [alle pubblicazioni], ed è tutto perfettamente legale — non possiamo fare nulla per fermarli». Ma qualcosa che possiamo fare c’è, qualcosa che è già stato fatto: possiamo contrattaccare.
Tutti voi che avete accesso a queste risorse — studenti, bibliotecari o scienziati — avete ricevuto un privilegio: potete nutrirvi a questo banchetto della conoscenza mentre il resto del mondo rimane chiuso fuori. Ma non dovete — anzi, moralmente, non potete — conservare questo privilegio solo per voi. Avete il dovere di condividerlo con il mondo. Avete il dovere di scambiare le password con i colleghi e di scaricare gli articoli per gli amici.
Nel frattempo, tutti voi che siete stati chiusi fuori, non starete fermi a guardare. Vi intrufolerete attraverso i buchi, scavalcherete le recinzioni e libererete le informazioni dai lucchetti degli editori per poi condividerle con i vostri amici.
Tutte queste azioni vengono però condotte nell’oscurità, nascoste nella clandestinità. Sono definite “furto” o “pirateria”, come se la condivisione della conoscenza fosse l’equivalente morale di saccheggiare una nave e assassinarne l’equipaggio. Ma condividere non è immorale — è un imperativo morale. Solo chi fosse accecato dall’avidità rifiuterebbe di concedere la copia di un testo qualsiasi ad un amico.
E le grandi multinazionali, ovviamente, sono accecate dall’avidità. Le stesse leggi a cui sono sottoposte richiedono che esse lo siano — se così non fosse i loro azionisti si rivolterebbero. E i politici sostengono le grandi aziende che li hanno corrotti, approvando leggi che concedono ad esse il potere esclusivo di decidere chi può fare o non fare delle copie.
Non c’è giustizia nel rispettare leggi ingiuste. È tempo di uscire allo scoperto e, nella grande tradizione della disobbedienza civile, dichiarare la nostra opposizione a questo furto privato della cultura pubblica.
Dobbiamo acquisire le informazioni, ovunque siano archiviate, farne copie e condividerle con il mondo. Dobbiamo prendere ciò che non è più coperto dal diritto d’autore e archiviarlo. Dobbiamo rilevare banche dati segrete e metterle sul web. Dobbiamo scaricare riviste scientifiche e caricarle sulle reti di condivisione. Dobbiamo lottare per la Guerrilla Open Access.
Se in tutto il mondo saremo in numero sufficiente, non ci limiteremo a mandare un forte messaggio contro la privatizzazione della conoscenza — la renderemo un ricordo del passato.
Vuoi essere dei nostri?
(“Guerrilla Open Access Manifesto”, Aaron Swartz, luglio 2008, Eremo, Italia)
10 anni fa moriva Aaron Swartz .
Un anello per domarli


Un obiettivo con lunghezza focale fissa di 50mm1 . Questa è la mia prima scelta — e negli ultimi anni molto spesso l’unica — per scattare fotografie. Il campo visivo simile a quello dell’occhio umano, le minori distrazioni rispetto ad un obiettivo 35mm, la qualità dell’immagine, un indefinito fattore estetico delle fotografie che ottengo. I motivi sono diversi.
Di certo c’è un fattore affettivo, dato che i primi scatti con una macchina fotografica reflex — non digitale — li ho fatti proprio con l’obiettivo 50mm di mio papà. Obiettivo che è stato per troppo tempo inutilizzato e che ho deciso di far tornare in vita, insieme agli altri del corredo che lui si è costruito negli anni.
Poiché sono tutti dotati di un attacco M42, diverso da quello K della mia reflex digitale Pentax , ho dovuto acquistare un adattatore opportuno. La scelta è caduta sull’anello originale Pentax, costoso ma di qualità maggiore rispetto ai cloni cinesi.
Fotografare con questi obiettivi è davvero divertente, nonostante la procedura richieda una certa pazienza ed alcuni accorgimenti supplementari2 — che in realtà sono più una piacevole sfida che un fastidio.