Sono molte le sostanze a cui siamo esposti nella vita di tutti i giorni, siano esse di origine naturale o antropica. Per fortuna il nostro organismo possiede numerosi ed efficaci sistemi di difesa per evitare che esse possano costituire delle minacce per la salute. Una classe di inquinanti particolarmente nocivi, sia per l’uomo che per la fauna, sono quelli organici persistenti (POP). In base ai risultati di alcune ricerche, sembra che uno dei meccanismi di difesa nei confronti di questa tipologia di sostanze sia rappresentato, almeno nelle persone anziane, da percentuali elevate di massa grassa corporea (a livello di obesità). Prima però di dare alla nonna sovrappeso un buon motivo per interrompere la dieta, è forse meglio indagare un po’ più a fondo sulle cause alla base di questo processo.

Cosa sono i POPs?

Gli inquinanti organici persistenti (POP, persistent organic pollutant) sono dei composti chimici molto resistenti alla degradazione, sia che essa avvenga attraverso processi chimici, biologici o fotolitici. Sono inoltre caratterizzati da una elevata tendenza ad accumularsi nei lipidi (lipofilicità) e di conseguenza ad essere poco solubili in acqua. Ciò comporta che essi possano attraversare facilmente le membrane cellulari ed accumularsi nelle cellule adipose degli organismi, raggiungendo livelli elevati soprattutto nelle specie in cima alla catena alimentare, a causa di un processo chiamato biomagnificazione. Una volta rilasciati nell’ambiente, grazie anche alla loro semi-volatilità, sono in grado di essere trasportati a lunghe distanze, raggiungendo luoghi non interessati da emissioni e depositandosi per condensazione in zone fredde come quelle polari. Questo spiega la presenza di elevati livelli di POPs e di patologie ad essi correlate negli orsi polari, predatori artici caratterizzati da una notevole precentuale di tessuti adisposi. Tra i POPs più diffusi ci sono i PCB, le diossine, insetticidi come il DDT e l’Aldrin, fungicidi come l’esaclorobenzene.

Perchè sono pericolosi per l’uomo?

L’esposizione a questa tipologia di inquinanti è legata ad un ampio spettro di patologie, tra cui tumori, disturbi neurologici, interferenze al sistema immunitario, deficit riproduttivi e disturbi cardiovascolari. A causa della loro elevata lipofilicità, i POPs tendono ad accumularsi in quantità maggiori negli individui obesi rispetto a quelli caratterizzati da minor massa grassa. Ma cosa accade in seguito ad una perdita di peso, quando si ha una diminuzione delle masse lipidiche in cui i POPs erano accumulati e quindi potenzialmente meno dannosi?

In uno studio del 20011 è stata riconosciuta una correlazione inversa tra variazione di peso corporeo e concentrazioni di POPs nel siero sanguigno in individui monitorati per un periodo di 10 anni. Questi risultati sono stati confermati in uno studio del 20012 nel quale è stato valutato il contenuto totale di POPs e la loro distribuzione corporea in un campione di soggetti obesi, prima e dopo una drastica diminuzione di peso. Sono stati analizzati inoltre i livelli di alcuni biomarker rappresentativi di disfunzioni metaboliche legate all’obesità; anche in questo caso è stata riscontrata una correlazione con le concentrazioni di POPs nel sangue e nei tessuti adiposi.

Il paradosso dell’obesità

Numerosi studi hanno documentato un fenomeno, definito il paradosso dell’obesità (PBO), in base al quale individui anziani obesi o sovrappeso presentano spesso, in relazione a diversi tipi di patologie, delle prognosi migliori rispetto a quelli con massa corporea ideale. In una recente ricerca3 , gli autori hanno indagato su una possibile correlazione tra PBO e livelli corporei di POPs, basandosi sugli indici di mortalità.

Mentre negli anziani con bassi livelli di POPs la mortalità aumentava parallelamente alla percentuale relativa di massa grassa corporea, per livelli più elevati sono stati invece riscontrati dei risultati compatibili con il paradosso dell’obesità, con tassi di sopravvivenza maggiori nei soggetti più sovrappeso.

Come possibile spiegazione delle osservazioni, gli autori dello studio ipotizzano che la maggior massa grassa possa rappresentare un deposito di sicurezza per i POPs, nel quale essi vengono “trattenuti” impedendogli di raggiungere organi o tessuti critici dove potrebbero innescare dei meccanismi tossici. Da questo punto di vista l’obesità potrebbe quindi rappresentare una forma di difesa nei confronti dei POPs, fornendo una possibile spiegazione al fenomeno del paradosso dell’obesità.

Considerando tuttavia i numerosi aspetti negativi legati ad un peso corporeo eccessivo, basti pensare a diabete e malattie cardiovascolari, il consiglio è di mantenersi in forma e curare l’alimentazione, tenendo costantemente i livelli di massa grassa entro limiti tollerabili. Escludendo così allo stesso tempo sia la necessità di dimagrimenti rapidi e massicci, sia i rischi derivanti dal rilascio di eventuali accumuli di POPs.


  1. Lim JS, Son HK, Park SK, Jacobs DR Jr, & Lee DH (2011). Inverse associations between long-term weight change and serum concentrations of persistent organic pollutants. International journal of obesity (2005), 35 (5), 744-7 PMID: 20820170^
  2. Kim MJ, Marchand P, Henegar C, Antignac JP, Alili R, Poitou C, Bouillot JL, Basdevant A, Le Bizec B, Barouki R, & Clément K (2011). Fate and complex pathogenic effects of dioxins and polychlorinated biphenyls in obese subjects before and after drastic weight loss. Environmental health perspectives, 119 (3), 377-83 PMID: 21156398^
  3. Hong NS, Kim KS, Lee IK, Lind PM, Lind L, Jacobs DR, & Lee DH (2012). The association between obesity and mortality in the elderly differs by serum concentrations of persistent organic pollutants: a possible explanation for the obesity paradox. International journal of obesity (2005), 36 (9), 1170-5 PMID: 21946706^