Maratoneti, sigarette e raccolta di ciliegie
Gli atleti che gareggiano su lunghe distanze, come maratoneti o ciclisti, devono essere in grado di resistere a sforzi prolungati nel tempo. In termini biologici, il sangue deve garantire un sufficiente apporto di ossigeno ai tessuti muscolari per tutta la durata della competizione. Quando ciò non accade, l’acido lattico che viene prodotto dai muscoli in condizioni anaerobiche non viene smaltito interamente, si accumula nel sangue e riduce la capacità dell’atleta di resistere alla fatica. Il trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai muscoli è effettuato dall’emoglobina presente nei globuli rossi (eritrociti), cellule del sangue prodotte dal midollo osseo. Tanto maggiore è il loro numero, tanto maggiori saranno la quantità di ossigeno veicolabile ai muscoli e la conseguente resistenza all’attività fisica.
I fattori che possono innalzare il contenuto di globuli rossi nel sangue sono molteplici, dall’allenamento in altura (a causa della diminuzione della pressione parziale dell’ossigeno nell’aria con l’aumentare della quota) all’utilizzo di farmaci (vietati in ambito sportivo come l’eritropoietina) che ne stimolano la produzione all’interno del midollo osseo.
Una possibile alternativa, legale e finora ignorata dagli atleti, è stata presentata in un articolo1 del 2010 in cui si valutano gli effetti benefici delle sigarette sulle capacità di resistere a sforzi prolungati.
Fumare sigarette avrebbe un impatto positivo su tre fattori legati alla resistenza in quanto:
- aumenta in modo permanente il livello di emoglobina nel sangue (e non solo per un paio di settimane come accade nel caso dell’allenamento in quota una volta tornati sul livello del mare). Analogo effetto si verificherebbe anche in seguito ad assunzione di etanolo
- aumenta la capacità polmonare totale, ma solo nei casi in cui si instauri una sindrome nota come chronic obstructive pulmonary disease (COPD)
- favorisce la diminuzione di massa corporea, riducendo l’appetito (che in genere aumenta dopo l’attività fisica) ed aumentando la domanda metabolica, soprattutto nei soggetti con sindrome COPD, i cui respiri richedono più energia rispetto a quelli dei soggetti sani
Arrivati fino a questo punto, probabilmente vi sarà venuto qualche dubbio sulla attendibilità delle conclusioni dell’articolo, e vi sarete chiesti cosa abbiano a che fare con le ciliegie del titolo del post.
La risposta è nell’abstract dell’articolo:
The review paper is a staple of medical literature and, when well executed by an expert in the field, can provide a summary of literature that generates useful recommendations and new conceptualizations of a topic. However, if research results are selectively chosen, a review has the potential to create a convincing argument for a faulty hypothesis. Improper correlation or extrapolation of data can result in dangerously flawed conclusions. The following paper seeks to illustrate this point, using existing research to argue the hypothesis that cigarette smoking enhances endurance performance and should be incorporated into high-level training programs.
In altre parole, l’autore ha scritto e pubblicato su una rivista peer-reviewed un articolo (holiday reading) che dimostra come sia sufficiente scegliere delle pubblicazioni ad hoc per rendere plausibile, convincente ed in apparenza “motivata scientificamente” un’ipotesi altrimenti assurda.
Questo è un tipico esempio di cherry-picking (“raccolta delle ciliegie migliori”, tra l’altro una delle attività preferite degli “scettici” sul riscaldamento globale :-):
Scegliere di effettuare scelte selettive tra evidenze in competizione, così da enfatizzare solo i risultati a supporto di una specifica posizione, ignorando o scartando qualsiasi prova che non la supporti, è una pratica nota come “cherry-picking”, ed è una caratteristica della cattiva o pseudo scienza (Richard Somerville ).
Purtroppo non è sempre così facile accorgersi di un uso subdolo di fatti dimostrati scientificamente, tanto più quando gli argomenti diventano specifici e complicati, e quindi di difficile comprensione da parte di un pubblico non specializzato. Considerando poi che ci sono individui la cui creatività nel falsificare dati e fatti è seconda solo alla loro disonestà, è meglio armarsi di senso critico e di (sano) scetticismo ogni volta che sentiamo le paroline magiche “alcuni studi hanno dimostrato che…”.