Consulti il dentista per avere un parere sulle condizioni del tuo cuore?

Così inizia una lettera inviata al Wall Street Journal da alcuni climatologi in risposta ad un articolo pubblicato a fine gennaio intitolato “No Need to Panic About Global Warming”, nel quale l’autore afferma come non esistano incontrovertibili prove scientifiche che giustifichino delle azioni drastiche per diminuire le emissioni di anidride carbonica.

L’articolo prende spunto dalle recenti dimissioni del premio Nobel per la fisica Ivar Giaever dalla American Physical Society, motivate dal dissenso nei confronti della seguente dichiarazione rilasciata dalla società:

Le prove sono incontrovertibili. Il riscaldamento globale sta avvenendo. Se non saranno intraprese azioni mitigatrici, è verosimile i sistemi fisici ed ecologici della Terra, il sistema sociale, la sicurezza e la salute umana subiranno danni significativi.

Secondo il giornalista, un crescente numero di scienziati, alcuni di altissimo livello, condivide la posizione di Giaever, tanto da ([nota mia] avere il “coraggio” di) co-firmare l’articolo. L’ovvia obiezione addotta dai climatologi è che sebbene questi scienziati abbiano raggiunto traguardi notevoli nei loro settori (ingegneria, biochimica, fisica (anche Zichichi), addirittura un astronauta!), non sono certamente degli esperti nelle scienze climatiche. E quelli che dovrebbero esserlo in quanto studiosi del campo, purtroppo sono famosi per le loro idee estreme e contrarie alle conoscenze condivise dalla maggioranza dei climatologi, quindi di attendibilità quantomeno discutibile.

L’articolo continua con la considerazione che negli ultimi dieci anni non ci sia stato nessun riscaldamento, “fatto” supportato da alcune frasi presenti nelle e-mail del (presunto) Climategate , e che l’aumento citato dai climatologi sia inferiore a quello previsto dai modelli.

Purtroppo i dati dicono il contrario. Il trend di riscaldamento globale a lungo termine è di continua crescita, tanto che l’ultimo decennio è stato il più caldo da quando le temperature atmosferiche vengono registrate. Nella classifica degli anni più caldi, ben dieci si sono verificati dopo il 2000.

Inoltre durante i periodi in cui sembra che ci sia un aumento minore delle temperature superficiali, il riscaldamento avviene da qualche altra parte del sistema climatico, tipicamente l’oceano profondo.

Un esempio visuale abbastanza eloquente è fornito da questo video del Goddard Institute for Space Studies della NASA, in cui vengono rappresentate le temperature globali medie superficiali dal 1880 al 2011:

Per quanto riguarda le affermazioni presenti nelle e-mail del CRU, è stato ampiamente dimostrato come il loro contenuto sia stato estrapolato dal contesto in modo da far apparire fraudolento il comportamento di alcuni scienziati. Che una testata autorevole come il WSJ (seppur palesemente di parte) non abbia argomentazioni più solide di un finto scandalo su cui basare un articolo di certo non fa onore al suo nome.

Davvero niente male anche il passo successivo (un altro grande classico degli scettici sul global warming), in cui il giornalista fornisce qualche informazione sull’anidride carbonica.

Il fatto è che la CO2 non è un inquinante. È un gas incolore ed inodore, esalato in alte concentrazioni da ognuno di noi, un componente chiave del ciclo della vita.

Il concetto di inquinante è relativo, non assoluto. Anche l’anidiride carbonica può esserlo, sia in ambito climatico in quanto “gas serra” (anche se il termine non è propriamente corretto), sia come causa di intossicazione in ambienti chiusi per l’uso scorretto di impianti termici o durante immersioni subacquee. Però è incolore ed inodore, che fastidio può dare?

Le piante sono più attive con alti livelli di CO2 che spesso gli operatori delle serre aumentano le concentrazioni di fattori tre o quattro per aumentare la crescita.

Vero, ma lo fanno in serra (e non tutte le specie, alcune sono inibite da concentrazioni troppo elevate), dove altri fattori come temperatura ed umidità sono controllati. Inoltre il riscaldamento atmosferico, conseguenza dei maggiori livelli di CO2, aumenta la richiesta d’acqua delle piante, oltre ad ampliare la superficie delle zone desertiche e quindi non coltivabili. Il discorso è in realtà molto più complesso, i fattori influenzati dalla concentrazione di CO2 sono numerosi e gli effetti a lungo termine difficilmente prevedibili, anche se quelli negativi sembrano essere molto più ampi di quelli positivi, anche dal punto di vista economico.

Purtroppo articoli di questo tipo se ne leggono fin troppi, sia quando sono scritti con obiettivo dichiaratamente politico (come questo), sia per scarse conoscenze del giornalista sul tema, come un recente articolo pubblicato su Il Corriere della Sera. L’aspetto positivo è che in entrambi i casi gli esperti sul clima sono intervenuti direttamente per controbattere falsità, accuse ed inesattezze.

Ricordando così ai lettori che non sempre quello che leggono corrisponde alla verità dei fatti, e che bisogna sempre ascoltare la voce degli esperti di quello specifico settore. L’integrità delle nostre conoscenze ed opinioni non è meno preziosa di quella del nostro cuore (l’organo). Così come non ci rivolgiamo al dentista per un elettrocardiogramma, così non dobbiamo farci convincere che il riscaldamento globale non esista (o che l’uomo non contribuisca in modo determinante ad esso) solo perchè uno scienziato non esperto in climatologia ci dice il contrario.

Se non sapete dove trovare delle fonti affidabili, questi siti sono un ottimo inizio: