In linea con uno degli obiettivi a lungo termine discussi dai governi del Regno Unito, che prevede di arrivare entro il 2035 ad una società tobacco-free, la British Medical Association ha recentemente pubblicato un articolo in cui si valuta la possibilità di proibire del tutto il fumo negli autoveicoli privati, indipendentemente dalla presenza a bordo di minori 1 2 . Attualmente tale divieto si applica in Inghilterra solo ai mezzi pubblici come taxi ed autobus.

Quali sarebbero i motivi del divieto?

Il fumo di sigaretta contiene circa 4000 sostanze chimiche, 69 delle quali considerate cancerogene (sicure o probabili); quando vengono prodotte in un ambiente chiuso come un veicolo, i soggetti (fumatori e non) vengono esposti agli effetti negativi derivanti dal “fumo di seconda mano” (second hand smoke , o fumo passivo) in modo più significativo rispetto ad ambienti più ampi come case od esterni. I danni alla salute derivanti dall’inalazione sia diretta che passiva del fumo di sigaretta sono ben noti e documentati, sia negli adulti che nei bambini. Questi ultimi sono ovviamente più vulnerabili alle patologie respiratorie connesse al fumo passivo, a causa dei più elevati ritmi respiratori (legati alle minori dimensioni delle vie respiratorie e della maggiore richiesta metabolica di ossigeno) e del sistema immunitario ancora in fase di sviluppo.

Quanto è cattiva l’aria nell’auto di un fumatore?

Diverse ricerche hanno quantificato le concentrazioni di specifici inquinanti derivanti dal fumo di sigaretta all’interno degli abitacoli di automobili. Per quanto riguarda il particolato fine (PM2,5), cioè l’insieme delle sostanze sospese in aria che grazie al diametro uguale od inferiore ai 2,5 micrometri (µm) sono in grado di penetrare profondamente nei polmoni, è stato riscontrato come le concentrazioni raggiungano valori pericolosi anche nel caso in cui vi sia parziale ricambio d’aria effettuato tenendo un finestrino semiaperto. Per farsi un’idea degli ordini di grandezza del problema, ho confrontato in un grafico i valori medi di concentrazione rilevati in due differenti studi effettuati all’interno di automobili con quello medio ottenuto dalle analisi dell’aria presente in 48 irish pub in cui non era vietato fumare. Nel primo studio (valori A e B) le condizioni sperimentali sono state solo due, con finestrino aperto o chiuso, entrambe con auto in movimento. Nel secondo studio sono state valutate cinque condizioni sperimentali (D, E, F, G, H), caratterizzate da variabili come il moto dell’auto, l’apertura dei finestrini e l’utilizzo del condizionatore d’aria.

Risultati dello studio Risultati dello studio

Osservando in particolare i dati relativi al secondo studio, si nota come vengano superati facilmente i valori di concentrazione medi riscontrati nei pub, nel caso peggiore addirittura di 11 volte. Analizzando invece i picchi di concentrazione (non riportati nel grafico) e non i valori medi, sono stati raggiunti valori anche superiori ai 7000 µm/m3! Considerando che le già elevate concentrazioni di PM2.5 misurate nei locali sono state utilizzate dai legislatori per adottare politiche anti-fumo, sembra plausibile che lo stesso possa accadere con quelle presenti nell’abitacolo di un auto con passeggeri che fumano.

Altri fattori importanti da considerare nella valutazione dell’esposizione alle tossine derivanti dalla combustione del tabacco sono il sempre crescente numero di ore trascorse in auto (nel Regno Unito in media 519 ore all’anno) ed il fatto che esse si depositano per lungo tempo negli interni dell’auto, esponendo i passeggeri ai rischi del fumo passivo anche in assenza di sigarette accese.

Il fumo e la sicurezza stradale

Un secondo aspetto su cui la BMA pone l’accento è quello del gesto fisico del fumare, considerato in tutte le sue fasi (dal momento in cui si estrae la sigaretta dal pacchetto a quello in cui viene spenta nel portacenere) una pericolosa fonte di distrazione. Molte ricerche indicano infatti come i fumatori siano soggetti ad un rischio maggiore di incidenti stradali rispetto ai non fumatori, in special modo durante i primi anni dal conseguimento della patente.

Ma qual è l’opinione pubblica sull’argomento?

Per quanto riguarda le normative che vietano il fumo nei locali pubblici, la maggior parte degli intervistati in diversi sondaggi effettuati nel Regno Unito è concorde nell’esprimere su di esse un giudizio positivo. Di contro, le percentuali di chi si oppone ad un divieto di fumo all’interno di autoveicoli sono molto elevate, soprattutto tra i fumatori e/o tra coloro che lo percepiscono come una limitazione della propria libertà personale. Secondo questi ultimi infatti, dal momento che il fumo non è un’attività illegale, ognuno dovrebbe essere libero di scegliere, assumendosi le responsabilità di eventuali danni alla salute.

Tenendo conto però che sono i contribuenti che ne pagheranno in parte le eventuali cure, e che i provvedimenti legislativi si sono rivelati in altre situazioni analoghe (cinture di sicurezza e telefoni cellulari) molto più efficaci di misure volontarie (seppur stimolate anche mediante campagne di sensibilizzazione), la mia opinione è che un divieto di fumo in auto non può fare che bene un po’ a tutti. Con buona pace di chi è schiavo della nicotina e si ostina a pensare di avere dei diritti in quanto fumatore.


  1. Rees, V., & Connolly, G. (2006). Measuring Air Quality to Protect Children from Secondhand Smoke in Cars American Journal of Preventive Medicine, 31 (5), 363-368 DOI: 10.1016/j.amepre.2006.07.021^
  2. Sendzik, T., Fong, G., Travers, M., & Hyland, A. (2009). An experimental investigation of tobacco smoke pollution in cars Nicotine & Tobacco Research, 11 (6), 627-634 DOI: 10.1093/ntr/ntp019^